WindMill ART POWER PLANT ovvero la Nuova Energia dell’Arte
Miranda MacPhail
Si chiama WindMill ART POWER PLANT ed è il nome dell’Associazione Nonprofit fondata da Laura VdB Facchini nel 2020. Al telefono mi racconta col suo solito incontenibile entusiasmo della nascita di questa iniziativa finalizzata alla promozione delle artiste. Mi fa partecipe dell’evoluzione del progetto e, mentre ascolto, sto già pensando all’idoneità del nome che, non solo include le radici olandesi di VdB Facchini ma rivela anche il suo ruolo di generatrice e sostenitrice di nuove energie per l’arte contemporanea. Laura mi anticipa alcuni degli intenti dell’Associazione che successivamente leggerò nel linguaggio legale dello statuto:
“L’Associazione è apolitica, apartitica, non persegue fini di lucro ed agisce in tutto il territorio nazionale privilegiando la partecipazione delle artiste, vuole essere una piattaforma relazionale dedicata alla promozione di un ruolo attivo della cultura e delle arti […] e vuole decostruire degli stereotipi di genere […] contribuendo alle pari opportunità nell’arte contemporanea.”
Constatare che WindMill ART POWER PLANT si prefigge di “lavorare sul vissuto reale delle donne” mi ha immediatamente rievocato quell’affascinante capitolo dell’arte del nostro tempo, ovvero le sperimentazioni identitarie che, a partire dagli anni ’90, sono nate con l’avvento della nuova dimensione sociale generata dalla globalizzazione. Attraverso i travolgenti sistemi di comunicazione, alcune voci, fino a quel momento considerate periferiche rispetto al sistema dell’arte, si sono impossessate del dibattito centrale del periodo chiedendosi: chi sono io nel mondo senza confini di tempo o spazio? Come risposta, una generazione di artisti ha rivendicato un’identità radicalmente diversa rispetto a quella tradizionale, dando forma ad un “io” non definito dall’esclusione o dalla sottrazione di caratteristiche ma – ed è qui il grande salto – per inclusione e addizione. In questa rifondazione hanno spiccato personalità, tra cui molte donne, che hanno esplorato il confine tra le nuove realtà e la simulazione, dimostrando il vuoto dei precedenti stereotipi, di immagini (Cindy Sherman, Shirin Neshat), di testi (Jenny Holzer), del senso inviolabile dell’individuo (Vanessa Beecroft) o della dimora (Mona Hatoum). Le artiste citate hanno proposto modelli capaci di rivelare la piena complessità della loro esperienza femminile, includendo aspetti da sempre esclusi dal discorso artistico, come il corpo femminile, il lavoro e la cura eseguiti nella sfera domestica. Lo ha espresso molto bene l’americana Janine Antoni, conosciuta per le sue sculture e performances che mettono il corpo al centro dell’opera:
“Quando creo la mia arte mi sento come un condotto aperto. Immagino il mio corpo come un imbuto attraverso il quale il mondo viene versato dentro l’opera. Eppure ho sempre in mente il pubblico oltre l’imbuto perchè senza esso si perderebbe metà del senso.”
La maggior parte delle opere d’arte, di musica e di scrittura nascono sia da un’intima comunicazione col sé sia dall’immagine astratta di un fruitore partecipe. Il bisogno di immaginare un pubblico è fondamentale per dare una dimensione universale alle opere. Così attraverso la sua WindMill ART POWER PLANT Laura VdB Facchini intende rafforzare sia la presenza e la qualità delle artiste che lavorano in Italia e all’estero che l’attenzione del pubblico verso l’arte contemporanea.
In un pomeriggio di fine settembre, vado a trovare Laura alla sua casa-studio pratese per continuare la nostra conversazione sull’Associazione che ha fondato insieme a suo marito Roberto Giliberto. Da sempre, la ricerca dell’artista pratese è incentrata sul tema della dignità della donna e della sua enorme potenzialità troppo spesso “abbuiata” (una parola che usa spesso durante il nostro dialogo). I temi sono strettamente legati alla propria biografia e, raccontando i suoi esordi, Laura ricorda il femminismo degli anni ’70 che respirava da studentessa alla Scuola d’Arte, un input sicuramente importante per le opere “vagine” nate intorno ai suoi 20 anni. Ricorda l’amarezza di quando –giovanissima- assistette alla mostra di una collega dove un signore commentò che la potenza delle opere esposte era tale “come se l’avesse fatto un uomo.” Già a quell’epoca, nella provincia toscana lontana dai centri dell’arte come New York o Londra, Laura si stava interrogando sulla propria identità di artista tra una Italia vecchia e una nuova.
La nostra conversazione procede con il vederci concordi nel constatare la generale scarsezza di artiste alle kermesse di arte contemporanea e quanto sia ancora estremamente difficile per gli artisti vivere della propria creatività. A questo punto Laura si anima, ricordando gli anni passati come designer nell’industria del tessile abbigliamento e rievocando i trionfi e le delusioni dei suoi esordi. Sporgendosi in avanti sulla sedia, conclude: “Sono proprio le mie esperienze che mi hanno portato a voler sempre promuovere la donna e contribuire alla consapevolezza del nostro potenziale.“ Laura mi riferisce che durante l’hard lockdown imposto in Italia nella primavera 2020 ha ripreso in esame la vecchia idea di costituire un archivio delle proprie opere ma poi è andata oltre…. Se il suo impegno artistico è incentrato sulla “valorizzazione della donna in quanto persona” il fine della WindMill ART POWER PLANT sarà quello di fungere da cassa di risonanza del lavoro artistico delle Donne denunciando ogni “pregiudizio che impedisce la parità di genere e la parità di opportunità”.
Nel salotto della casa–studio commentiamo il sistema dell’arte in Italia e all’estero. A questo riguardo Laura precisa
“All’estero, come in Italia, è difficile per le artiste sviluppare il loro lavoro, gli impedimenti si presentano in tutti gli stadi del proprio percorso.
Non posso dire che le donne non agiscono ma dobbiamo prendere atto che stanno combattendo una lotta impari. Si devono studiare delle soluzioni per colmare il grande divario di opportunità, credo che noi artiste dobbiamo fare rete per esporre opere e mettere in luce vite che rischiano di rimanere invisibili, voci inascoltate.”
Laura richiama alla mente il fatto che questa necessità è sentita in tutti i settori della società, non ultimo nella dimensione della fede e a tal proposito – riferendosi all’attivismo femminista interno alla Chiesa Cattolica — cita le Voices of Faith dove tutte le voci femminili contano per aggregare in una rete globale le donne di ogni dove. Quando chiedo se le opportunità offerte da WindMill ART POWER PLANT saranno ugualmente disponibili sia alle donne italiane che alle donne straniere, Laura mi conferma che:
“L’accoglienza è importantissima, altrimenti le donne straniere, con così tanto da offrirci, rischiano di diventare le ultime delle ultime. Sicuramente l’Associazione WindMill lavorerà anche per loro.”
L’azione dell’Associazione sarà condotta tra le città di Prato e Roma, finalmente unite dal filo biografico tessuto da Laura nel corso della sua carriera artistico-professionale. Nella mutevole provincia toscana, dov’è nata la sua passione per l’arte, si trovano gli spazi della casa-studio mentre nella capitale eterna, dove “i rischi e le proteste affiancano gli stimoli internazionali“, c’è l’appartamento-sede dell’organizzazione che potrà:
“Promuovere conferenze, dibattiti, cicli di lezioni, incontri e convegni, nonchè lo svolgimento di attività di ricerca e documentazione dell’ arte delle donne […]e l’organizzazione di mostre, eventi, pubblicazioni e [di campagne di comunicazione anche attraverso] socialmedia, e in collaborazione con altri enti, sia pubblici che privati”.
Già nell’estate-autunno 2020 alcune di queste attività dovevano svolgersi tra le pareti domestiche di Laura. L’attuale pandemia ha costretto a rimandare la rassegna “Arte sul Muro”. Quando le condizioni lo permetteranno vedremo un’ampia parete di casa adibita ad ospitare esposizioni monografiche di opere scelte destinate ad una platea tanto attenta quanto ristretta. Laura vuole favorire il contatto tra il pubblico ed una artista selezionata di volta in volta. Il fine è la relazione diretta e specifica che si crea con l’artista, lo stimolo ad intavolare un dialogo approfondito tra le parti in un contesto circoscritto dalle pareti domestiche volto ad incoraggiare l’intimità e l’interiorità di questa rassegna e dei tanti progetti in cantiere. “A volte ci vuole poco per produrre risultati,” dice Laura, spiegando la propria riluttanza a rincorrere i grandi numeri dei vernissage. “I percorsi non devono per forza essere eclatanti, se riesco a promuovere anche una sola delle artiste sorelle, lo scopo dell’Associazione WindMill sarà raggiunto.”
Laura utilizza spesso il vocabolo “percorso” per indicare l’importanza del processo verso un obiettivo. A tal proposito Laura ricorda il suo progetto editoriale del 2012, il libro d’artista intitolato: A passo d’uomo. L’alterità originaria del viaggio. La custodia contiene raffinate pagine dove la voce del nonno poeta Guido Angelo Facchini interseca gli scritti degli amici di viaggio della nipote come Folco Quilici, Giorgio Bonsanti, Alketa Vako e Manuela De Leonardis. La pubblicazione si apre con le parole quasi veggenti della poesia “Filosofia del Viaggio” di Franco Riva:
“Lasciarsi andare, partire:
unica condizione del viaggio.
[…]
La vita non è mai dove è. Sempre
in partenza.
Non torna. Irrepetibile.”
Questi versi sintetizzano il carattere dell’Artista e della Donna Laura VdB. Facchini Parimenti manifestano lo spirito sempre in fieri dell’Associazione WindMill ART POWER PLANT. A Laura e all’Associazione ora spetta il compito di lanciare la rete per raccogliere le multiformi voci delle artiste “Sempre in partenza” e dargli la forte risonanza che meritano. A noi spetta l’entusiasmante compito di testimoniare questa partenza e di percepire il grande potenziale di tanta ricchezza artistica perennemente in arrivo ma sempre “Irripetibile”.